Presentata da Francesco Butturini, si è inaugurata la scorsa settimana, presso “L’officina d’arte” in corso Portoni Borsari, la personale di Vittorio Carradore, giovane artista che, cogliendo il paesaggio, propone una figurazione ricca di significato. Nell’emblematico titolo del catalogo (Memorie di futuro) si legge quel passato proiettato al domani, una traccia artistica che sembra felicemente colta da Vittorio Carradore. L’artista non ricerca la luce in senso accademico, le nuvole che spesso accompagnano gli ultimi piani divengono solo masse coloristiche che vanno all’infinito, nei primi piani spesso si disegnano alti pali che contribuiscono a interrompere la continuità cromatica del descritto. Nelle nature morte come nel paesaggio l’artista non descrive ma fa solo intuire il messaggio. L’autore non propone mai una soggettistica scontata: i tagli prospettici sono estremamente personali; nel caso di un soggetto ovvio, l’artista trasforma attraverso il pennello solo il sentimento. I particolari dell’architettura divengono motivo di cromia: nella tavolozza di Carradore, i colori non sono mai puri e il descritto talvolta rasenta il simbolo. Con pochi tocchi giunge alla conclusione dell’opera. La struttura pittorica si identifica attraverso un cromatismo suggerito da una sicura impostazione formale del racconto. Nelle tele il colore diviene tramite e trama di una “architettura” del pensiero, sempre sostenuta da una sensibilità che sembra trascendere il fenomeno. Il successo nella seconda edizione del premio di pittura “Carlo Dalla Zorza”, conferma il giudizio critico di Alessandro Mozzambani, recentemente scomparso, che ben aveva visto in Carradore quel prosieguo di un intendere il paesaggio veneto, che sembra incarnare il messaggio di Gino Rossi, di Poggioli, di Pigato, di Kessler: tocchi di simili per uno stesso fine.
Carlo Caporal , Verona Fedele maggio 1998